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dadaciclo was here

Cosa vogliamo?

Iniziamo subito con il non fare domande stronze! Cosa vogliamo? L’amore
sulla terra? Il kaos ? Trichechi con gonnellini di banane che sparano
profilattici ripieni di yogurt dai tetti dei palazzi in costruzione
sulle auto blu e sulle manifestazioni dei nazi? La fine del nucleare?
Basta con la guerra? L’inquinamento delle riserve idriche delle
maggiori metropoli mondiali con una vasta gamma di allucinogeni?
Probabilmente tutte queste cose… ma mettetevi in testa che
l’Anarcociclismo e sempre e soprattuto un movimento di gente in
movimento. La cosa che ci piace di piu’, e per la quale probabilmente
abbiamo messo su tutta la baracca, e’ sputtanare il Sistema (oh,
yeah!), i Mass Media, le istituzioni e l’onnicomprensivo e soffocante
life style autocentrico della Klassemedia, nonche’ quello della Halta,
Pikkola, etc. etc. etc.

Ci piace l’idea di riuscire ad entrare
ogni tanto nella bruma oscura del cervellino ovattato della gente,
portandoci magari 100.000 decibels di sano Punkarcore. Chiamatelo
terrorismo culturale se volete. L’Anarcociclismo presto sara’
dappertutto, e nessuno sapra’ checcazzo e’ e cosa vuole. Da un bel
pezzo ormai stiamo occupando T.A.Z. in giro per le strade, lasciando
eloquenti (deliranti) spiegazioni dell’accaduto. Sulle metropolitane di
Roma, Milano, Berlino e Parigi si fa sempre piu’ insistente ed
insidiosa la nostra presenza, tramite scritte, posters, etichette
autoadesive e performances di vario genere.

I giornali iniziano
a sentir parlare di noi… ed in questo il caro amico Luther e tanti
altri buoni Anarcoburloni prima di lui ci hanno fatto scuola. A breve
termine e’ la creazione di un virus informatico atto ad esportare la
nostra amata bicicletta su tutti i monitor del pianeta. Godiamo nel
portare panico e scompenso nelle grigie certezze della quotidianita’
degli AutomobilConsumaTelespettaParrocchiaContribuentImpiegati….

Vogliamo
minare, tramite la nostra gioia di vivere, la pace e la tranquillita’
delle vite che si fanno vendere e comprare, nonche’ sputtanare
ineffabilmente tutti gli Alternativonzi di vario genere che impestano
il cosiddetto Underground.

Paniko Nelle Strade, una Anarcociclista

Un movimento in movimento

Il movimento CICLIco delle
ruote e della catena della bicicletta simbolizza il movimento continuo della
mente dell’Anarcociclista. Non fermarsi mai, in un perenne viaggio tra lidi
mentali e reali che non può e non vuole avere fine. Questo significa
anche rifiutare valori e ideali imposti dall’esterno; essi hanno valore solamente
se sono il prodotto di questo viaggio. Da qui deriva il tendenziale anticlericalismo
che ci accomuna; da ciò viene anche il nostro conflitto con tutte le
ideologie fossilizzate. Certo, molti di noi, almeno quelli che conosco(me compreso),
vengono da un retroterra marxista; e del marxismo riconosciamo ancora come straordinariamente
attuale l’analisi sociostorica. Ma io ne rifiuto in blocco il dogmatismo, il
quale non potendosi per sua stessa definizione piegarsi agli stortissimi flussi
delle nostre menti lo riduce nella pratica ad un rettile pleistocenico mummificato
centinaia di strati geologici sotto a quello dove ora stridono irruenti le ruote
delle nostre biciclette. Personalmente ho un grande problema con concetti come
“Lotta di Classe”: perché abbattere una classe di oppressori in modo
da permettere che gli oppressi divengano tiranni a loro volta? E poi, di quale
classe oppressa vogliamo parlare oggi nel nostro Occidente consumista e consumato,
dove anche gli operai possono aspirare, esattamente come i ricchi, ad avere
due macchine, due telefoni, due televisori, due stracazzo di tutto? Esiste secondo
me oggi solo una Grande Piccola Borghesia. Questo solo per citare due delle
contraddizioni più scottanti, ma potremmo prendere in considerazione
anche il problema delle avanguardie o cento altri.
Anche dell’anarchismo saccheggiamo tutte le parti che ci interessano, in quanto
ricche di possibilità dinamiche, e rifiutiamo il resto. Riconosciamo
la libertà come valore sommo, insieme a quello della vita dell’uomo.
Aborriamo qualunque tipo di istituzione, ideologia, controllo sociale od altro
che tenti di mettere sotto controllo le nostre vite. Rifiutiamo la delega delle
nostre persone a chiunque non sia noi stessi – siamo noi gli ambasciatori delle
nostre persone. Ce ne strafottiamo dell’altissimo e sommo ideale del lavoro
sul quale è costruita la nostra gloriosa Repubblica: aspiriamo a non
fare un beneamato cazzo di niente per tutto il corso, si spera lungo e godimentoso,
di tutte le nostre stupende vite. E non parliamo qui certo del lavoro come creazione
fatta per sé stessi o per le persone a sé care, che è quello
poi che realmente nobilita l’uomo. Parliamo invece di quello avvilente ed ingrato,
che fa sudare e venire l’ulcera; quello che viene pagato un tot all’ora, al
giorno, alla goccia di sudore… fatelo voi.
Io, personalmente, sono definibile come ambientalista (come la maggior parte
di noi, del resto) in quanto sempre in sintonia con la nostra pratica di movimento,
riconosco di essere semplicemente di passaggio su questa terra, e quindi di
non avere nessun diritto di sciattarla a nostro piacimento. D’altro canto mi
faccio beffe dei miserevoli conservazionisti che si illudono che esistano ancora
luoghi incontaminati sulla terra; siamo coscienti che ormai non esiste nessun
habitat che non sia stato contaminato, manipolato e modificato dalla presenza
umana.

Dr. Molotov, un Anarcociclista

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