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Anarcociclismo e Identita’

Per una analisi del rapporto tra Anarcociclismo ed Identità possiamo comodamente partire dalle basi poste da Luther Blissett,  il quale è spesso e  volentieri nostro stimato cerebrostimolante compagno di Viaggio.

L’identità è un sofisticato trucco messo in atto dalla logica borghese per poter individuare aree di mercato sempre nuove e diversificate; con il tramontare dell’adolescenza la maggior parte delle persone finisce di costruirsi intorno quel bozzolo che lo
protegge dall’esterno che viene chiamata identità e deve cambiare il meno possibile con il passare degli anni.

"Maturare" si dice; ma forse non per indicare il divenire commestibile di un frutto, ma per simboleggiare la sua futura putrefazione. Per la logica borghese la personalità non deve mai mutare; sarebbe pericoloso. Questo perchè l’dentità serve soprattutto a proteggere il mondo da quello che c’è dentro una persona, e non il contrario.

Può solo cambiare la buccia esteriore, anzi deve cambiare, ed alla svelta anche, con il mutare delle stagioni possibilmente, in modo da poter perpetrare sordido banchetto della moda. Per un movimento, ma anche per un individuo, lo scegliere
una identità stabile e definitiva per relazionarsi col mondo equivale a fottersi, lasciarsi incasellare in uno dei tanti loculi già pronti, con scritto sopra nome, cognome, numero di telefono e codice fiscale.

Non ricordo più chi  disse che "cristalizzarsi in una forma significa morire…" parole sante (fu Abele, Abramo, Cristo, S. Rita, IL Dio Porko? Mah…).


Alla scelta di Luther, cioè quella di riunire sotto un solo nome una molteplicità di individui, l’Anarcociclismo preferisce creare in continuazione nuove identità, con nuovi nomi e nuove storie personali, magari mantenendole in contemporanea.

Questo ci aiuta a dare libero sfogo a quello che è stato giustamente definito il nostro piccolo condominio di follia, cioè la pirotecnica molteplicità di identità e di idee che schizzofrenicamente è racchiusa dalla nostra scatola cranica.

Ci prendiamo il lusso di utilizzare a piacimento nostro una svariata gamma di pseudonimi, con i quali non cambia solo il nome che utilizziamo, ma anche la nostra prospettiva al mondo. E tra i nostri nomi compare certo anche Luther Blissett, così come Mr. Wheels, PsykoZygo, Ettore Mabretti, S.Antonio, Dr. Molotov e cento migliaia di altri.

D’altro canto l’utilizzazione del nome Anarcociclismo ci pone sempre in quell’area oscura e "indecente", nella quale risiede anche l’amico Luther, che è l’anonimato di fatto.

L’anonimato totale, che ci pregiamo di mantenere anche con gli amici più cari et familiari et partnerz, risulta infine uno degli elementi chiave del nostro movimento, tant’è che nemmeno io, che sono probabilmente uno dei primi baldi giovani che si
è riunito assieme ad altri pazzerelloni come lui sotto il nome dell’Anarcociclismo ho la più pallida idea di chi siamo e quanti siamo, eccezion fatta per un discreto numero di figliuoli et figliuole conosciuto più o meno per caso, e di quei contatti stabiliti da me di persona per cause di proselitismo.


Finchè non impazziamo completamente, nel senso di non essere più capaci di intendere e di volere (e certo molti vorrebbero che questo succedesse alla svelta, ma temo proprio che non sarà così), tiriamo avanti come biciclette col telaio pesante e scrostato lanciate già per una discesa rupestre piena di buche.


A volte cadiamo, ma questo rende solo più divertente il tutto.

Ettore Mabretti II, una Anarcociclista

Mutabilita’ dello linguaggio et della sintaxi

Incominciamo dal principio iniziale, con una bella citazione…macchè dico colta, di più, di più… Biblika!

Che fa sempre fico e zittisce sempre tutti, nonchè ci mette subito dalla parte giusta (la Bibbia è sempre la Bibbia):
once upon a time there was the Nulla! Il vuoto, lo stracazzo di niente!
Opprovatevi voialtri lì ad immaginarvi il niente, ma dico proprio l’assente mancanza di materia-spazio-energia-tempo-etcaeteraetcaetera… vabeí. Poi, diokane, fu il Verbo!!! Eccheccazzo, non si parla mica di seghe qui! Non "io volere fare pupù",
nonnonnònnonnò!

Niente bisogni bassi e volgari e infantili, ma indiscutibilmente il bisognino pi grande della storia e della preistoria messe assieme: quello di fare l’Universo. Si parla qui di volontà divina, imprescindibile, imperscrutabile, inattaccabile, insindacabile, ininterrogabile, inderogabile…

Quindi tutto è iniziato con la parola (e qui la Kiesa è d’accordo con noi, provate a dirci che si erra), con il linguaggio. Quindi il linguaggio è la chiave stessa non solo della vita, ma della stessa struttura portante della materia, nonché dell’antimateria. E fin qui ci siamo. Ma così é la vita? 

Movimento, mutazione transgenerazionale ed instancabile attraverso milioni di anni ma anche attraverso i giorni et le ore et i minuti. È adattabilità continuata et reiterata alle condizioni dellíambiente esterno, non solo dal punto di vista dell’abilità genetica delle specie ma anche e soprattutto da quello del singolo individuo che si trova di fronte ad un ambiente soggetto esso
stesso (in quanto prodotto sempre dal Medesimo Verbo Creatore di Tutt’e Cose) a continua mutabilità.


Quindi, se il linguaggio è vita e la vita è un cambiamento messo in atto in ogni singolo istante, non vedo io (e non vediamo noi tutti, dove per noi intendo gli Anarcociclisti) perchè anche il linguaggio non dovrebbe essere Mutazione Kontinua.

Il linguaggio oggi invece è una forma standardizzata, la cui unica funzione è la trasmissione di dati vuoti di significato da uníindividuo-massa all’altro o da un comunicatore di massa ai ricettori impiantati nelle scatole craniche dei cadaveri mummificati al volante.


Trovo repellente che venga spacciata per mutazione una misera atrofia, un ridursi ai modi ed ai verbi più semplici da usare.

Questo impoverimento è dovuto al fatto che, anche nella comunicazione di base, l’individuo-massa non vuole trovarsi di fronte a percorsi che non siano le consuete passeggiate in pianura, unico tipo di esercizio che la loro mente sovraccarica di colesterolo
informativo può sostenere. Vengono liquidati come "arcaicismi" alcuni dei termini e dei modi di dire pi˘ belli della nostra storia linguistica, i dialetti hanno accusato colpi forse irreparabili ed i media ci bombardano di termini rubacchiati all’inglese, che fanno parere ai giornalisti più vicino il sogno nascosto in fondo allíanima di tutti gli eurocittadini di un continente sotto
una unica lingua, un’inglese blando e risciaquito.


Il fronte che si oppone a questa tendenza è quello misero dell’Accademie français che vieta ai bambini delle elementari di scrivere ‘week-end’, in un penoso e xenofobico tentativo di cristallizzare una lingua nella sua "forma perfetta".


L’Anarcociclismo, inenarrabilmente schifato da tutto ciò, propone al mondo di ridare al linguaggio la sua funzione generatrice di vita: usate nelle vostre azioni e performances una lingua sconnessa, sporca, bastarda, iniettata di quei virus sintattici che vi ballano nel kranio.


Anarcociclismo – un linguaggio mutante per un mondo mutante.

Paniko Nelle Strade, una Anarcociclista

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