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dadaciclo was here

Entro – Duzione

Quello che avete per le mani e’ un po’ del materiale cartaceo prodotto nel tempo dall’Anarcociclismo. Alcune visioni, come quella dell’Automobilista di Luther  Blissett, sono comuni a tutto il movimento, e ne stanno anzi alla base. Altre, come la dissertazione di Dr. Molotov, sono dei punti di vista piu’ personali, anche se rispecchiano comunque piu’ o meno quello che succede dentro al Network (mi fa cagare il cazzo chiamarlo cosi’, fa molto trendy; ma che ci volete fare, forse un giorno ci verra’ in mente un nome migliore…).

Non pretendiamo certo qui di far completamente luce su cio’ che e’ alla base (o in cima? o di dietro?) a tutta quanta la storia, poiche’ ci pare assurdo cercare di tracciare una linea per un movimento che per sua stessa definizione una linea  non ha, in quanto composto di menti mutanti in continuo movimento (fedeli alla linea ma linea non c’e’…).

Prendete il tutto piu’ come un saggio, uno spunto per far mettere in movimento le energizzate cervici che celate sotto le vostre scatole craniche.
Il Network, che tira avanti piu’ o meno sempre per via postale o E-Mail, non tiene in contatto tutti gli Anarcociclisti; molti, o perche’ gelosi del loro anonimato, o perche’ semplicemente se ne strafottono degli altri, preferiscono starne fuori. Nonostante questo ritengo che sia importante mantenere una piattaforma di comunicazione tra tutti noi, in modo da poterci fertilizzare reciprocamente (sto parlando dei cervelli, ma se qualcuno intende farlo dal punto di vista riproduttivo, e’ il benvenuto!), confrontando le esperienze vissute ed i modi in cui le abbiamo portate avanti. Mi rendo conto che a questo punto inizio a sembrare una sessione di autocoscienza per alcolisti anonimi, quindi taccio (ma solo per ora, come tutti noi tornero presto a colpire).

Orgon, un Anarcociclista.

Ettore Mabretti: un uomo una leggenda

Il primo bambino nato nel 1977, alle 00.00.01 del 1°
Gennaio, nacque Ettore Mabretti, a Sarzana (Sp). Sua madre, Adelaide
Mabretti, morì pochi minuti prima della mezzanotte, così che il
corpicino (6 Kg) del piccolo fu estratto dal corpo ormai cadavere della
genitrice. L’ostetrica morì suicida poche ore dopo: affermava che il
piccolo era interamente ricoperto di peli ricci e crespi, e che invece
di piangere ruttava e bestemmiava.

In realtà le uniche foto che abbiamo a
disposizione di EM in tenerissima età ce lo mostrano come un bambino
normalissimo, rubicondo e dallo sguardo gaio: un pò di perplessità
suscita il fatto che nella polaroid egli stia mangiando il contenuto del
proprio pannolino (definito dal fotografo, lo zio Pasqualino Ciolnove,
"abbondante, fetente e fluorescente").

Il padre, Niccolò Mabretti, si
rifiuta di accettare il figlio pur provvedendo al suo sostentamento.
All’età di tre anni perde tutta la famiglia in un incidente aereo nei
cieli del Buthan. Non è difficile vedere un collegamento tra questo
episodio e il nome di battaglia scelto da EM negli anni successivi,
Divino Buthangas. Per sostentarsi iniziò a spacciare cocaina tra i
genitori dei compagni d’asilo più facoltosi (stavano arrivando gli ’80 e
la coca, si sa, tirava).


Gli anni dell’asilo trascorrono senza episodi di particolare rilievo,
tranne forse una rivolta organizzata dall’EM contro l’ora obbligatoria
di pisolino pomeridiano all’età di 5 anni: da dietro le barricate i
bambini tiravano alle maestre blocchi di DAS fresco, ma vengono
catturati e ricondotti all’ordine. In un memoriale dell’87 EM fa
autocritica ammettendo che quella del DAS non era poi una così buona
idee, e che se all’epoca avesse avuto la lungimiranza di impiegare della
pastavetro cotta al sole sarebbero riusciti a fondare il Soviet Albero
Azzurro.
Nell’85, all’età di otto anni, viene espulso da scuola durante il suo
periodo Anarcabbestia per essere entrato in classe completamente
stravolto pogando al ritmo di To Drunk To Fuck ed aver orinato sui
libri. Nell’86 scopre il Dadaismo e si dedica attivamente allo studio
del concetto di Antiarte.
Nell’87 intraprende un viaggio nei boschi della Finlandia "alla ricerca
di se stesso". Secondo alcuni avrebbe ucciso un orso a mani nude e ne
avrebbe indossato la pelle ancora sanguinante, ricevendone un profondo
shock mistico-mitologico; secondo altri, ed è questa la versione più
accreditata, egli avrebbe ingerito quantità letali di Amanità Muscarica,
rimanendo per giorni in bilico tra la vita e la morte. Fatto sta che
l’EM che tornò a Sarzana nell’estate dell’88 non era più lo stesso.


Il Divino Buthangas, come egli stesso si faceva chiamare, si aggirava
furtivo tra i vicoli reclutando quel manipolo di impavidi che più tardi
furono noti con il nome di Anarcociclisti: il Suride RamarroX, l’Alieno,
UserExMachina, CiboPerCani, Psykozygo, Anarcorco, il Rev.LuisCifer. Gli
Anarcociclisti si presentavano come un gruppo di intervento
alterpercettore della realtà urbana, che si muoveva col favore delle
tenebre per occupare strade, piazze e addirittura scuole e uffici
postali. Il loro proposito era di aumentare il più possibile l’entropia,
in modo da far trascendere l’umanità ad un nuovo Livello Piroginico di
Complessità (simboleggiato nella loro iconografia da una Bicicletta in
fiamme). Nel giro di un anno occuparono più di mille TAZ, allucinando
considerevolmente gli abitanti di tutto il Nord Italia e preoccupando
nonpoco le forze dell’ordine, le quali però con una pesantissima censura
riuscirono a evitare che l’opinione pubblica venisse a conoscenza dei
fatti (sulla sfrenatezza orgiastica dell’EM di questo periodo e dei suoi
accoliti, con i loro riti pagani a base di psilocibina, pansessualismo e
olio lubrificante rimandiamo all’opuscolo "Come una Bestia" di Cro22n
edito dalla BRi).

Ettore Mabretti, il Divino Buthangas, fu ucciso in un conflitto a fuoco
con la polizia il 1° Maggio del ‘989. Il suo corpo fu smembrato e
seppellito in 23 luoghi diversi. Gli Anarcociclisti furono persegiutati e
costretti all’esilio; alcuni perirono.
E’ in nome di Ettore Mabretti e di tutti i martiri dell’Anarcociclismo
che nel 1994 gli esuli fecero ritorno clandestinamente in patria e
ridiedero vita al movimento clandestino, giurando di non cessare la
lotta fino alla Fine della Civiltà Occidentale.

Amen

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Inquietante Presenza, Anarcociclisti

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